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Venerabile Margherita Occhiena

Profilo biografico
Capriglio d’Asti, 1 aprile 1788 – Torino, 25 novembre 1856

Il 1° aprile 1788 a un anno dallo scoppio della Rivoluzione Francese, sulle ridenti colline dell’Alto Astigiano e più precisamente in un piccolo paese chiamato Capriglio d’Asti, nasce Margherita Occhiena. Era la sesta creatura che Dio, amante della vita, aveva donato a Melchiorre Occhiena e Domenica Bossone. Riceve il Battesimo nello stesso giorno e il nome che le venne imposto, Margherita appunto, significava “pietra preziosa”. Margherita nacque in un periodo in cui il giovane Napoleone Bonaparte aveva invaso le terre piemontesi, portando guerra e distruzione anche nella provincia di Asti. In quegli anni di guerra, il Piemonte “divenne terra di briganti” che facevano stragi e bruciavano paesi. Nonostante questi tempi tristi, Margherita visse un’infanzia felice. Non andò mai a scuola ma le prime parole che imparò dalla mamma furono quelle dell’Ave Maria. Un noto biografo, G. B. Lemoyne, in poche righe fa una precisa e attenta descrizione della personalità di Mamma Margherita: “Dalla natura era stata fornita di una volontà risoluta che, coadiuvata da uno squisito buon senso e dalla grazia divina, doveva farla riuscire vincitrice in tutti quegli ostacoli spirituali e materiali che avrebbe incontrato nel corso della vita...

Retta nella sua coscienza, nei suoi affetti, nei suoi pensieri, sicura nei suoi giudizi intorno agli uomini e alle cose, spigliata nei suoi modi, franca nel suo parlare, non sapeva cosa fosse esitare... Povera, sapeva vedere nei poveri il volto di Dio”.

Ci è chiaro quindi comprendere alcuni atteggiamenti restii della giovane Margherita nel rifiutare l’invito, da parte delle sue amiche, a passeggiare lungo la strada principale del paese per essere notate dai giovanotti; oppure la ripugnanza nel partecipare ai balli in occasione della festa patronale. A differenza di molte ragazze della sua età che si sposavano o si preparavano a farlo, Margherita manifestava una certa esitazione pensando di poter vivere con mamma e papà per assisterli poi nella loro vecchiaia. Fu suo padre Melchiorre a dissuaderla da tale intenzione. Un giovane vedovo di nome Francesco Bosco di 27 anni, originario del cantone “Becchi” presso Fraz. Morialdo, venne dal padre di Margherita a chiederla in sposa. La famiglia Occhiena conosceva da tempo questo bravo giovane che spesso, andando a Capriglio dalla sorella anch’essa vedova, si fermava a parlare di semine e raccolti con il capofamiglia. Dopo un consulto con la moglie Domenica, il sig. Melchiorre comunicò a sua figlia Margherita la richiesta di Francesco aggiungendo queste importanti parole: «Se tu sei d’accordo, anche noi lo siamo. È chiaro che andrai a vivere in una famiglia più povera della nostra. Ma Francesco è un bravo cristiano e un forte lavoratore. Non potrete fare molte feste perché in quella famiglia è già entrato il dolore. Dovrai prenderti subito cura di un bambino di pochi anni, così sarai sposa e madre fin dal primo giorno.»

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Margherita accettò, aveva 24 anni. Il matrimonio venne celebrato il 6 giugno 1812, nella chiesa parrocchiale di Capriglio. Venne accolta come una benedizione del Signore nella sua nuova casa dal marito Francesco, dalla suocera Margherita Zucca che era paralizzata e da Antonio che nell’innocenza dei suoi 4 anni si lasciò coccolare dalla sua nuova “mamma”.Come ogni giovane coppia anche Margherita e Francesco avevano progetti e sogni da realizzare così, mentre la vita scorreva tranquilla e felice tra il lavoro e la preghiera, l’8 aprile 1813 nasce il loro primo figlio Giuseppe. Due anni più tardi, il 16 agosto 1815 viene al mondo Giovanni. Pare che quest’ultimo, colpito da una delle malattie tipiche che interessano i bambini nei primi 5 anni di vita, fosse stato portato da Margherita stessa alla Madonna dei Bastioni di Villanova d’Asti strappandole la grazia della guarigione. Mamma Margherita in futuro dirà a Giovannino: «Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine…».

Il 1817 è un anno tremendo per Mamma Margherita, suo marito Francesco rientrando dai campi madido di sudore scende nella cantina sotterranea e fredda. La febbre violenta che lo assalì non lasciò dubbi: polmonite. Toccanti le ultime parole che morente disse a sua moglie: «Vedi che grande grazia mi fa il Signore: mi chiama a sé nello stesso suo giorno e nella stessa sua ora… Ti raccomando i nostri figli e in modo particolare Giovannino». Era venerdì 11 maggio alle ore 15 pomeridiane e Francesco cessò di vivere all’età di 34 anni e Margherita vedova a 29... Tra le lacrime dovette distogliere il piccolo Giovannino (2 anni) che non voleva uscire dalla stanza dove giaceva il suo papà; il futuro Don Bosco racconterà ai suoi giovani questo come il primo episodio che rimase impresso nella sua mente.

Donna forte e dalla grande fede, si rimboccò le maniche e riprese a lavorare portando a termine la stagione di mezzadria e salvando il meglio dei raccolti. Con l’aiuto del fratello Michele riuscì a sistemare la tettoia che il marito aveva acquistato adattandola ad abitazione (l’attuale casetta di Don Bosco). Nel momento in cui avrebbe avuto più bisogno del sostegno di sua madre, questa venne a mancare. Dieci mesi dopo il marito Francesco, Domenica Bossone mamma di Margherita è chiamata in Paradiso: marzo 1810.

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Seguirono anni di carestia che distruggeva intere famiglie, Margherita sfamò la sua famiglia finché poté ma trovandosi poi nell’estremo bisogno e senza qualcuno che potesse aiutarla prese l’estrema decisione, dettata dalla preghiera, di “sacrificare” l’unico vitello che c’era nella stalla. Passata quella terribile paura, fu proposto a Margherita di risposarsi assicurando i figli a un tutore che ne avrebbe avuta grande cura. Lei rispose risoluta «Dio mi ha dato un marito e me lo ha tolto; morendo egli mi affidò dei figli… e io non li abbandonerei mai nemmeno per tutto l’oro del mondo».

«Sua massima cura fu di istruire i suoi figli nella religione, avviarli all’ubbidienza e occuparli in cose compatibili a quella età», scriverà il Santo nelle sue memorie. Un amore dolce e fermo segno di un istintivo equilibrio che Mamma Margherita dovette trovare essendo nella condizione di fare, oltre che da madre, anche da padre per i suoi figli. Era una mamma dolcissima ma energica e forte: i suoi figli sapevano che quando diceva no, era no! Un altro elemento importante nel metodo educativo di Mamma Margherita è il responsabilizzare i suoi figli nel lavoro. Piccoli incarichi che i bambini, fin dall’età di 4 anni, possono svolgere per contribuire ad alleggerire il pesante lavoro della giornata: dal portare al pascolo gli animale per poi arrivare al duro lavoro dei campi. Tutte le giornate erano scandite dal lavoro e dalla preghiera, pur essendo analfabeta insegna ai suoi figli il Catechismo imparato a sua volta dalla mamma e li prepara a ricevere i Sacramenti: Confessione, Comunione e Cresima.

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Il 1824 si presenta come un anno “profetico”. Una mattina Giovannino racconta alla mamma, nonna e fratelli un sogno che rimarrà impresso nella sua mente per tutta la vita. Riecheggiano nella cucina della famiglia Bosco le parole che la Madonna nel sogno ha detto a Giovannino: «…renditi umile, forte e robusto e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali lo dovrai fare con i miei figli…» i lupi sono diventati agnelli mansueti. Dopo i commenti scoraggianti della nonna e dei fratelli arriva quello intuitivo e saggio della mamma «Chissà che non abbia a diventare prete». Convinta che è Dio il più grande educatore dei nostri figli, che la sua voce indica la via migliore, Margherita sopportò fatiche e umiliazioni incredibili per permettere a suo figlio di diventare prete. Per diventare prete bisognava studiare e per studiare c’erano non poche difficoltà oltre al fatto economico, si presentava il problema che il figlio di suo marito, Antonio ormai diciottenne, si opponeva risolutamente alla decisione di far studiare il piccolo Giovanni. Grazie alla zia Marianna, sorella di Mamma Margherita, che lavorava come serva presso il parroco, Giovannino riuscì a frequentare per due anni la scuola di Capriglio avendo come insegnante proprio il parroco in persona: don Bevilacqua. Nel 1826, terminati i due anni di scuola a Capriglio, Giovannino ritorna ai Becchi ma le sfuriate terribili di Antonio che non sopporta di vedere suo fratello minore studiare invece che dare una mano nei campi, diventano insostenibili. Mamma Margherita fa l’impossibile per mantenere la pace in famiglia e accontentare tutti accettando con dolore il sentirsi urlare “Matrigna!”. Con immenso amore di madre che non fa differenze tra i suoi figli naturali e “adottivi”, cerca di accondiscendere gli uni e far ragionare l’altro, fino a quando è costretta nel febbraio 1827 a prendere una grave decisione: «…è meglio che tu vada via di casa… vai a Moncucco dai signori Moglia, dì’ che ti mando io…». Poche parole con la morte nel cuore e Mamma Margherita vede il suo piccolo emigrante sparire nella nebbia: Giovannino ha 12 anni. Tornerà a casa dopo due anni grazie allo zio Michele che trova un accordo con il fratellastro Antonio.

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Per la gioia ma anche l’amarezza di Margherita, il 1830 si concluse con la divisione legale dei beni. Antonio andò a vivere nella sua parte da solo e l’anno successivo si sposò. Giovannino iniziò a frequentare le scuole di Castelnuovo ma vedendolo sempre più stanco per il lungo viaggio di andata e ritorno a piedi, Margherita gli trovò una modesta sistemazione presso un sarto. Successivamente, dopo aver ascoltato il consiglio della mamma, Giovanni andò a lavorare qualche ora per guadagnare i soldi che servivano pagare le scuole a Chieri. L’anno successivo 1831, Margherita si trasferisce con i figlio Giuseppe e Giovanni alla Cascina Sussambrino dove il primo aveva ottenuto dalla famiglia Matta la mezzadria della cascina stessa. Nel novembre Giovanni inizia le scuole a Chieri.

Il 9 marzo 1833 Giuseppe si sposa e l’anno dopo rende nonna mamma Margherita con la nascita della prima figlia Filomena. Seguiranno altri nipoti. Conoscendo la povertà dei suoi figli, in particolare Giovanni, non fa altro che affidarsi alla Madonna con la preghiera del Rosario. La sera del 30 ottobre 1835 Giovanni doveva trovarsi in Seminario, Mamma Margherita non tardò nel dargli i suoi preziosissimi consigli. Sei anni dopo, esattamente il 5 giugno 1841, don Bosco è ordinato sacerdote a Torino: i grandi sacrifici di Giovanni e sua madre Margherita hanno dato frutto. Quando Don Bosco torna a Torino, dopo un periodo a Castelnuovo d’Asti, Margherita si ritrova ai Becchi a fare la “nonna a tempo pieno” presso la nuova casa del figlio Giuseppe.

11 gennaio 1944, mamma Margherita è colpita da un altro lutto: muore il padre Melchiorre Occhiena.

Arriva il 1846 che porta con se una svolta decisiva nella vita di Margherita. Nel mese di luglio il figlio Don Giovanni rientra ai Becchi per un periodo di convalescenza dopo essere stato colpito da grave forma di tubercolosi ed essere miracolosamente guarito grazie alla preghiera insistente della mamma e di tanti ragazzi poveri. Al termine di questo intervallo di tempo e dovendo rientrare a Torino Don Bosco, senza nascondere un po’ di esitazione, domanda a sua madre di seguirlo all’oratorio per essere “madre di quei poveri ragazzi”. Intuendo al volo la necessità del figlio, Margherita non presenta alcuna esitazione: «Se ti pare che tal cosa possa piacere al Signore, sono pronta a partire subito!». Così fu: il 3 novembre Mamma Margherita, dopo aver preparato il suo “bagaglio” parte con il figlio Don Giovanni alla volta di Torino. Vennero accolti con grande festa all’Oratorio da centinaia di ragazzi. Comincia in questo modo il concretizzarsi della “seconda vocazione” di Mamma Margherita: fare da mamma a tanti ragazzi poveri e facendo di loro la sua seconda famiglia. Insieme mamma e figlio, adibirono il fienile a “dormitorio”, ma andò male: i ragazzi le portavano via lenzuola, coperte e addirittura la paglia. Ma nonostante ciò ella non esitò, una sera piovosa del maggio 1847, ad ospitare un orfano tutto inzuppato di pioggia e tremante di freddo. Gli diede da mangiare, mise i vestiti accanto al fuoco perché asciugassero e lo fece dormire in cucina improvvisando un umile giaciglio sul quale potesse riposare: costui non rubò nulla e fu il primo ospitato nella casa di Don Bosco e sua madre. Con l’aumentare dei ragazzi aumentarono anche le spese e la buona madre non esitò a vendere il suo corredo da sposa insieme ai pochi gioielli che possedeva.

Il 1848 è un anno di rivoluzioni che porta nei confronti dei preti una vera “caccia all’uomo”, anche Don Bosco è nel mirino e per grazia di Dio viene miracolosamente sfiorato da una pallottola a lui destinata. Per Mamma Margherita sono momenti di trepidazione soprattutto quando è buio e lui non è ancora rientrato a casa…

Triste notizia giunge a Torino: il 18 gennaio 1849 muore Antonio. Quel figlio non suo con il quale però aveva usato il doppio della delicatezza per farlo sentire amato e così attutire tutti i dolori che gli aveva riservato la vita.

Tra una faccenda e l’altra Mamma Margherita aveva anche trovato il tempo per adibire ad orto un piccolo pezzo di terra che custodiva e curava gelosamente. Essendo quelli anni di guerriglia e rivoluzione, anche i ragazzi dell’oratorio di Don Bosco si sentivano eccitati da questo clima di battaglia. Il buon prete allora, con l’aiuto di un amico bersagliere, decise di organizzare una guerra con armi finte proprio nel cortile dell’oratorio. Il gioco della guerra andò avanti per molto tempo, ma una domenica di agosto accadde il finimondo: i due schieramenti combattendo invasero l’orto della povera mamma devastandolo. La sera stessa mentre mamma e figlio in silenzio rammendavano calze, camicie e pantaloni che i ragazzi andando a dormire lasciavano ai piedi del letto, sentendo il peso dei suoi 62 anni lei sussurrò: «Giovanni, sono stanca. Lasciami tornare ai Becchi. Lavoro dal mattino alla sera, sono una povera vecchia e quei ragazzacci mi rovinano sempre tutto. Non ce la faccio proprio più». Don Bosco guardò il volto di sua madre e gli venne un nodo alla gola, ma non disse nulla, fece solo un gesto: indicò il Crocifisso che pendeva dalla parete. Mamma Margherita capì e continuò a cucire. Alzerà soltanto qualche volta di più gli occhi al Crocifisso per chiedere forza.

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Negli anni che seguirono vide giungere all’oratorio Michele Rua e Giovanni Cagliero (Don Rua divenne primo successore di Don Bosco nella Società Salesiana, mentre il Cagliero fu primo missionario salesiano in Argentina e poi consacrato Cardinale) ma non esitò nel intuire la santità del giovane Domenico Savio giunto all’oratorio il 29 ottobre 1854. Un giorno disse a suo figlio Don Giovanni: «Tu hai tanti giovani buoni, ma nessuno supera la bellezza del cuore e dell’animo di Domenico Savio».

Arriva il 1856 e durante l’autunno Mamma Margherita si sentiva stanca. Non usciva quasi più dalla cucina luogo privilegiato nel quale lavorava e pregava ininterrottamente. A molti ragazzi piaceva stare accanto a lei per sentire i suoi racconti o vederla lavorare, in questo modo sentivano vivo il calore di una madre. Accadde che quel anno non scese ai Becchi per la tradizionale celebrazione della Madonna del Rosario: non si sentiva bene e una tosse insistente la costrinse a letto. Non riusciva nemmeno più a usare ago e filo. Don Bosco la fa visitare dal dottore e la diagnosi fu polmonite. Fu una notizia pesante come un macigno per tutti che a gruppi occupano il corridoio per poterla vedere un solo istante.

Don Bosco pensa che questa sarà una grave perdita per lui, pertanto chiama don Borel che la confessa e le porta l’Eucaristia come viatico. Lei dice a suo figlio: «Quando eri bambino, ti aiutavo io a ricevere Gesù. Ora tocca a te aiutare tua madre. Di’ le parole forte, io le ripeterò». Vedendo giungere l’altro figlio Giuseppe, soggiunge: «Vogliatevi bene».

Il giorno dopo mentre la malattia avanza riesce ancora a pronunciare queste parole rivolgendosi a Don Bosco: «Dio sa quanto ti ho voluto bene. Spero di poterti amare meglio nella beata eternità… ho la coscienza tranquilla. Ho fatto il mio dovere in tutto quello che ho potuto… Stai attento ai tuoi… Molti invece della gloria di Dio, cercano la propria utilità… Molti amano la povertà negli altri ma non in sé stessi…». Dopo una lunga pausa: «Ricordati che questa vita consiste nel patire. I veri godimenti saranno nella vita eterna…».

Dio la viene a prendere alle 3 del mattino del 25 novembre 1856.

Due ore dopo Don Bosco si reca al Santuario della Consolata per celebrare la Messa nella cripta e dice alla Madonna: «Siamo rimasti senza madre. Fateci da madre voi».

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